Il Corruption Perception Index — CPI — è l’indice di percezione della corruzione di una nazione, per corruzione si intende “ l’abuso di pubblici uffici per il guadagno privato” e per pubblici uffici si intende anche quelli politici e i politici stessi. Questo indice è valutato annualmente dal 1995 e tutti gli studi, anno per anno, vengono pubblicati su Transparency International; più in alto è lo Stato censito e meno corruzione c’è. Viene assegnato ad ogni Stato un punteggio da 1 a 10, più è alto il punteggio e più si scala la classifica verso l’alto.
Facendo un quadro italiano degli ultimi 10 anni vediamo che nel 2004 avevamo un punteggio di 5.2, nel 2005 ci è stato dato un 6.2 riconfermato l’anno successivo (2001–2006 XIV Legislatura, governo Berlusconi II e III). Nel 2007 avevamo un 5.2, 4.8 nel 2008(2006–2008 XV Legislatura, governo Prodi II; corruzione del senatore De Gregorio), 4.3 nel 2009, 3.9 nel 2010. Nel 2010 l’Italia a livello globale era al 67° posto superata da Paesi come Ghana, Samoa e Ruanda, avanti per 0.1–0.2 punti a Paesi come Cuba, Romania e Brasile.
Nel 2011 il nostro punteggio era 3.9, 4.2 nel 2012, 4.3 nel 2013 (2008–2013 XVI Legislatura, governo Berlusconi IV e governo Monti); chiudiamo il 2014 con il punteggio di 4.3 al 69° posto, davanti a noi Sud Africa, Kuwait e Turchia, dietro di noi Montenegro, Sao Tome and Principe, Serbia, a parimerito con noi: Brasile, Bulgaria, Grecia, Swaziland, Romania, Senegal (2013 ad oggi, XVII Legislatura, governo Letta, governo Renzi).
In 10 anni siamo passati dalla 42° posizione alla 69° facendoci superare in legalità (+ corruzione = + illegalità) da Paesi come Cuba, Samoa e Malesia solo per citarne alcuni. Giusto per avere un parametro di riferimento, la Danimarca, prima in classifica nel 2014, ha viaggiato in questi 10 anni su una media pari quasi a 9.0!
Perchè è importante il CPI? Semplice: se aveste dei capitali da investire li investireste in Paesi in cui bisogna “oleare” gli ingranaggi per poter creare una attività o in uno come la Danimarca?